Pierrot Lunaire - Gudrun (1976)

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R=PV/(C+V)
view post Posted on 1/4/2009, 11:53




Non mi va di rimettere l'immagine e tutti i corsivi, per cui chi lo vuole leggere in una forma più carina, lo faccia qui, altrimenti:


“Poesia? Sì, poesia.

Per esempio? Manon.

Il colore? I colori.

Ma questo non sarà mai. Allora, suono. I suoni.

Ma questo non vuole essere. Forse, Gudrun!”.

Queste sono le parole d’ingresso di Gudrun, un collage di un vastissimo repertorio musicale interamente rivisto in chiave surreale, che ne fa qualcosa di assolutamente unico e mai più sentito nella storia della musica. Ad una cornice inconfondibile di rock progressivo, vengono costantemente aggiunti e perfettamente amalgamati elementi classici, jazz e folk. Il rischio che si corre è quello di creare una sperimentazione fredda e sterile, ma questo non avviene; la musica di Gudrun è un vortice che trascina inesorabilmente la mente dell’ascoltatore al suo interno: qui essa viene spiazzata dai continui colpi di scena melodici, ed è chiamata a condividere il pianto di dolore di Gudrun, un pianto che è radicalmente intarsiato nelle note e negli intenti di questa magnifica opera. La grande forza di questo lavoro sta nell’inscrivere alla perfezione e con il giusto metro una sperimentazione colta e raffinata ad una dimensione surrealistica a forti tinte malinconiche ed angosciose, da cui ne risulta una musica con una incredibile carica di pathos e un lavoro artistico di grandissimo valore.

Gudrun, prima traccia del disco, inizia con una combinazione magistrale di flauto e clavicembalo, che proietta la mente dell’ascoltatore in una realtà medievale; l’ingresso del moog, che avviene un attimo dopo, prepara la strada al già citato discorso iniziale, recitato da un bambino. Questo è un chiaro monito: si sta entrando in qualcosa di mai sentito prima, qualcosa che spezza la rigidità non solo delle strutture musicali, ma del senso stesso delle cose. Fortemente evocative sono le citazioni di Manon e Gudrun. Il pezzo continua con un bellissimo dialogo fra la soprano Jacqueline Darby (che recita un testo associativo, formalmente molto simile allo stream of consciousness di Joyce: “…waves crashing on the seashore…”, “…a stranger cries…”, “…wandering, rushing into the earth…”), il pianoforte ed una graffiante chitarra distorta. Le incursioni del moog servono a mantenere la carica di pathos durante lo sviluppo del brano.

Segue Dietro il Silenzio, un malinconico e raffinato assolo di pianoforte dal gusto jazz.

Il terzo gradino è Plaisir d’Amour, un classico della musica francese (datato fine del Settecento) riadattato all’atmosfera surreale che impregna tutto il disco: la soprano canta Gioia d’Amore su una base elettronica molto distorta, ottenendo un risultato magnifico. Nel mezzo la canzone è interrotta per lasciare spazio ad un duetto di percussioni e pianoforte.

Gallia è uno stacco formato dal canto malinconico e lontano della soprano accompagnato da suoni puramente elettronici.

Giovane Madre è il brano che forse si avvicina di più al progressive. Ritmo frenetico ed incalzante.

Sonde in Profondità inizia con una breve radiotrasmissione di musica leggera; ad un certo punto, una voce interrompe il brano pop per annunciare un bollettino di guerra. Subito entrano le tastiere, e la voce dell’annunciatore si fa via via sempre più bassa fino a sparire, lasciando spazio ad una melodia sognante di rara bellezza e di quasi inarrivabile sensibilità, a cui si aggiungono un flauto e una chitarra. Questo brano è probabilmente in contrasto con Plaisir d’Amour: si vuole mettere a confronto la Gioia d’Amore e la bruttezza della guerra.

Si continua con Morella; presenta un bellissimo intro di ampio respiro composto da pianoforte e chitarra, che apre ad una ipnotica ed inquieta parte vocale, periodicamente interrotta da ponti composti ancora da pianoforte e chitarra. Il brano culmina con una risata malsana su di una melodia quasi angosciosa.

L’ultimo brano è Mein in Armen Italiener, che presenta una serie di finti finali. Inizia con un ritmo marziale su cui un coro maschile intona un canto folk; si stoppa bruscamente per dare spazio ad un intermezzo dal suono graffiante e aggressivo; ancora un brusco stop, e una voce femminile intona un canto in tedesco accompagnata da una chitarra acustica e alcune percussioni. Ancora uno stop, stavolta sfumato, e si sente un generale impartire degli ordini ad un plotone; sullo sfondo, un accompagnamento cadenzato di moog e chitarra.

Line up:

Arturo Stalteri - Piano, Organ, Spinet, Cembalo, Synth, Glockenspiel, Acoustic Guitar, Recorder, Tambourine, Violin
Gaio Chiocchio - Electric & Acoustic Guitar, Mandoline, Harpsicord, Synth, Shaj Baja, Zither Tirolese, Sitar, Bell
Jacqueline Darby - Voice
Massimo Buzzi - Drums on 5,7,8


Tracklist:

1. Gudrun - 11:26
2. Dietro Il Silenzio - 2:36
3. Plaisir d’amour - 4:45
4. Gallia - 2:09
5. Giovane Madre - 3:47
6. Sonde In Profonodita - 3:34
7. Morella - 5:03
8. Mein Armer Italiener - 5:20
 
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D.Tier
view post Posted on 2/4/2009, 15:15




Bellissimo :sisi:
 
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R=PV/(C+V)
view post Posted on 3/4/2009, 16:40




E unico :oms:
 
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-arcan-
view post Posted on 8/4/2009, 20:24




L'HO LETTA

Bella mi ha incuriosito ora lo scarico

Come sono i locanda delle fate?
 
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D.Tier
view post Posted on 8/4/2009, 21:22




Sinceramente non li ho mai ascoltati :sisi:
 
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-arcan-
view post Posted on 9/4/2009, 10:12




Infatti chiedevo a mario :asd: sono prog italiano
 
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R=PV/(C+V)
view post Posted on 11/4/2009, 19:21




Io ho ascoltato solo Forse le lucciole non si amano più, ed è tra i più belli album progressive d'Italia.
 
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D.Tier
view post Posted on 16/4/2009, 23:00




Con discrete influenze pop oserei dire, comunque un buonissimo album
 
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8 replies since 1/4/2009, 11:53   90 views
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